SPECIAL SU-76


All’ ingresso della Armata Rossa nella 2° GM l’ URSS non possedeva alcun cannone semovente che potesse essere usato sia per l’ appoggio ravvicinato alla fanteria che nel ruolo anti carro. Alla fine degli anni ’30 un venne costruito un numero molto limitato di cannoni semoventi SU5, sullo chassis del carro leggero T26. Ma ebbero un impiego limitato durante


l’occupazione della Polonia nel 1939. Nella estate del 1941 la mancanza di cannoni semoventi si rivelò tanto grave da indurre alla introduzione, come misura tampone, il caccia carri ZIS 30, basato sullo chassis del trattore corazzato “Komsomoletz” e dotato dell’ eccellente cannone anticarro ZIS 2 da 57 mm. Ma il veicolo aveva una scarsa autonomia, un peso eccessivo e una mediocre stabilità. Tuttavia poteva facilmente distruggere qualunque carro in dotazione alla Panzerwaffe, cosa che consentiva di trascurarne le carenze.

Ne vennero costruiti circa un centinaio di esemplari che rappresentarono per l’ Armata Rossa un cacciacarri a basso costo. Negli anni ’30 vi erano stati alcuni tentativi positivi di sviluppare dei cannoni d’ assalto e veicoli antiaerei sullo scafo del T26, cosa che condusse alla produzione di diversi veicoli sperimentali.












Dati Tecnici

SU-76

Equipaggio: 4 uomini
Armamento: 1 x 76.2 mm ZIS-3/L41
Munizioni: 60 x 76.2 mm
Corazzatura: da 10 a 35 mm
Lunghezza: 4.94 m
Altezza: 2.17 m
Larghezza: 2.72 m
Peso: 10.650 kg
Motore: 2 GAZ 203/202
Velocità massima: 45 km/h
Autonomia: 320 km su strada/190 fuori strada




Photofile

SU-76 M conservato al Museo Militare Nazionale di Bucarest



 

Versioni e loro impiego

Il SU76P
Con l’ arrivo di nuovi modelli di tanks la serie T26 poteva, teoricamente, venire completamente convertita in cannoni semoventi. Ma ciò si rivelò impossibile a causa delle enormi perdite di T26 nei primi mesi della Operazione Barbarossa. Inoltre era anche impossibile rimpiazzare i T26 con nuovi tanks a causa del trasferimento degli impianti negli Urali ed in Siberia.. Ma a Leningrado, tra il 1941 ed il 1942, nonostante l’ assedio tedesco, vennero prodotte piccole aliquote di SU76P. Il SU76P era composto da un cannone reggimentale da 76 mm sullo scafo di un T26 con un arco di fuoco circolare e la totale assenza di protezione per l’ equipaggio, eccetto per lo scudo del cannone. Si trattava semplicemente di una nuova misura tampone dato che la città assediata doveva utilizzare qualunque cosa avesse a disposizione. Nell’ autunno del 1941 tutti i veicoli dotati di un cannone da 45 mm che combattevano sul Fronte di Leningrado divennero inutilizzabili nell’ impiego contro la fanteria, per la mancanza di granate a frammentazione e ad alto esplosivo. Per questo motivo lo Stato Maggiore del Fronte di Leningrado chiese al Ministero della Industria Corazzati di riarmare i veicoli della serie BT e T26 con il pezzo da 76 mm. Dopo il successo dei test lo Stato Maggiore del Fronte di Leningrado ordinò la produzione del nuovo veicolo alla fabbrica N.174. Il veicolo venne designato come SU76 e dal 1943 come SU76P, (P-Polkovaya, reggimentale) per evitare la confusione con il SU76 vero e proprio, appena introdotto.

OSA76 ed OSU-76
Il solo SU76P non poteva risolvere la carenza di cannoni semoventi per le forze russe e vennero compiuti tentativi di utilizzare gli scafi dei carri leggeri T60/T70, prodotti dal 1941 al 1943. Nell’ autunno 1941 la fabbrica GAZ cominciò, su propria iniziativa, lo sviluppo di un cannone semovente leggero designato SU71, che però non venne mai prodotto. Nel luglio 1942 venne sviluppato un secondo veicolo, l’ OSA-76, su scafo T60. In realtà la GAZ puntava a sviluppare una famiglia di cannoni semoventi generali, ossia motorizzare l’ intero parco di artiglieria da campo russa. La designazione OSA stava per Artiglieria Semovente Generale. La serie OSA produsse una serie di veicoli parzialmente corazzati:

  1. OSA 76 – cannone semovente parzialmente corazzato con un pezzo da 76 mm
  2. OSA57 – cannone semovente parzialmente corazzato armato con un pezzo anticarro da 57 mm.
  3. OSA23 – cannone semovente parzialmente corazzato con armato con un pezzo antiaereo da 23 mm (un rozzo precursore del postbellico ZSU-23 Shilka).
  4. OSA12 – come sopra, solo armato con delle mitragliatrici pesanti anti aeree calibro 12.7 mm.

Lo OSA76 era armato con un pezzo da 76.2 mm derivato dal cannone divisionale da ZIS 3. Il peso era molto ridotto, appena 3.5 ton. Era dotato di un motore a benzina GAZ-MM e lo scafo era lo stesso della serie T60/T70. L’ equipaggio era composto da 3 uomini e la corazzatura massima era di 6 mm. Lo OSA76 superò con successo i test e venne raccomandato per la produzione. La quale non venne mai iniziata. Il tentativo di ingegneri romeni di piazzare un pezzo catturato F22 sullo scafo di un T60 ebbe maggiore successo. Sino alla comparsa del PZ IV ausf G erano gli unici mezzi affidabili per distruggere i carri medi e pesanti russi.

IL SU12 (SU76)
Il 19/10/1942 il GKO emise l’ ordine 2429 con cui autorizzava la GAZ e la fabbrica N.38 di sviluppare, testare e mettere in produzione un cannone semovente leggero armato con un pezzo da 76.2 mm modello ZIS-3. Il nuovo veicolo era basato sullo scafo ed il motore del T70, ma allungato e con l’ aggiunta di una ruota. Nel novembre 1942 entrambe le fabbriche presentarono il loro modello. Entrambi i prototipi erano armati con lo ZIS3-SH (ossia Shtumovaya/d’ assalto). Il progetto GAZ venne denominato GAZ71 e quello della fabbrica n.38 SU12. Dopo i test condotti nel dicembre 1942 il GAZ71 venne ritenuto inidoneo e scartato. Il SU12 venne accettato in servizio come SU76 con l’ inizio della produzione di massa il 01/01/1943. I progettisti misero due motori GAZ 202 on parallelo invece che in linea come nel T70. La camera di combattimento era costituita da piastre saldate spesse da 10 a 35 mm. Il guidatore era situato nel vano anteriore del veicolo tra i due motori. La struttura ospitante il ZIS3SH era posta sul retro. L’ equipaggio era dotato anche di una MG Degtyarov da 7.62 mm. Alla fine di gennaio venne costituito il primo di due rgt di artiglieria semovente, inviato sul fronte del Volkhov, nella Russia settentrionale.

Il SU-76M/SU-12M
Le carenze della disposizione dei motori in parallelo divenne evidente con i frequenti guasti alla trasmissione dei SU76, dovuti a vibrazione di torsione che conducevano ad una rapida rottura. Il picco di vibrazioni veniva raggiunto con la 2°, la marcia più sovraccaricata. Risultava impossibile sincronizzare adeguatamente i due motori. La produzione venne quindi sospesa il 21/03/1943 dopo solo 350 veicoli. A causa della pianificata offensiva estiva il GKO impose delle scadenze molto severe per la correzione dei difetti. Il 17/05/1943 venne introdotta la versione migliorata, il SU-76M, con M per “modernizzata”. Il veicolo venne prodotto a partire dal giugno 1943. I SU-76M avevano motori e trasmissioni migliorate ed utilizzavano gli scafi non utilizzati dei SU-76. La serie di miglioramenti introdotti ridusse ma non eliminò mai del tutto i guasti. Tutti questi veicoli vennero utilizzati durate la battaglia di Kursk nel luglio 1943.

Il SU-15, SU-16 e SU-38
Nella estate del 1943 l’ ufficio progettazione della GAZ e la fabbrica n.38 presentarono diversi progetti indipendenti per la modernizzazione del SU-76. La GAZ presentò una variante diesel e riarmata con il più moderno cannone S1 da 76.2 mm. Il progetto venne abbandonato dopo la produzione di un solo prototipo. La fabbrica 38 presentò tre progetti, il SU-15, 16 e 38. Tutti armati con il pezzo S-15 e dotati del motore GAZ 203 del T70. Il SU15 era basato sullo scafo del SU-12 e alimentato da due motori GAZ203, con un sistema di filtraggio dell’ aria migliorato ed una sovrastruttura leggermente allargata. Motore, scafo e trasmissione del SU-16 erano presi da quelli del T70 ma con una corazzatura frontale di 45 mm. Anche il compartimento posteriore era protetto da corazze sul retro e sul cielo. Il SU-38 utilizzava le stesse componenti ma risultava più leggero e con la casamatta chiusa. Nei test il SU-16 si dimostrò il veicolo di maggiore successo ma con una pessima distribuzione degli spazi interni. Gli scafi del SU-15 e del SU38 risultarono, invece, sovraccaricati. In ogni caso venne raccomandata la produzione di massa del SU15 dopo una riduzione del peso.

Il SU-15 M (SU-76)
Durante la produzione del SU-76 la GAZ iniziò il programma di modernizzazione del SU-15 dato che produceva tutte le componenti cruciali del veicolo.. Il veicolo modernizzato, il SU-15M si distingueva dal predecessore per la mancanza di protezione del vano posteriore sul cielo e sul retro. Venne immesso in produzione con la designazione SU-76 nell’ ottobre 1943.
In totale, al giugno 1945, vennero prodotti circa 15.000 SU-76, pari al 60% del totale dei cannoni semoventi prodotti durante la guerra. I SU-76 vennero prodotti dalla Fabbrica n.30 a Kirov, dalla n.40 a Mytischi e dalla GAZ a Gorkij.

Impiego operativo

La versione migliorata del SU-76 venne consegnata in tempo alle unità ma ebbe un impatto discutibile sugli equipaggi, che lo soprannominarono “Sukha” (“Puttana/Cagna”) o “Golozhopij Ferdinand” – “Ferdinand con le natiche nude”. Ma anche “Colombina”. Molte delle prime impressioni negative sorsero per l’ impiego dei SU-76 come carri armati. I primi veicoli vennero inviati a rgt misti di artiglieria d’ assalto, ciascuno con una dotazione teorica, nella estate del 1943, di 21 veicoli, 4 batterie di 5 veicoli ed un veicolo comando. Il pezzo da 76 mm gli conferiva una buona efficacia contro i carri leggeri e medi tedeschi, ma limitata contro i carri medio-pesanti. Di fatto era una versione alleggerita degli Stug, che avevano grandemente impressionato i comandi russi. Infatti, come misura temporanea, circa un centinaio di Stug e Panzer III tedeschi vennero riarmati con il pezzo da 76.2 mm, in particolare dopo la battaglia di Stalingrado ed introdotti in servizio con la denominazione SU-76I. Le unità sovietiche, in ogni caso, utilizzarono anche gli Stug III tedeschi catturati senza modifiche.
Solo con il tempo si comprese che il principale impiego del SU-76 doveva essere in sostegno alla fanteria, lasciando le funzioni anticarro ai cacciacarri derivati dal T34 (SU85 e SU100) e dall’ IS2 (ISU-122/152). Alla fine del 1944, pertanto, i SU-76 vennero inseriti in batterie di cannoni semoventi leggeri, ciascuna con 16 veicoli, al seguito delle divisioni di fucilieri.
Il SU-76 era dotato di 66 colpi, in larga misura ad alto esplosivo e a frammentazione. Venne sviluppata anche una granata perforante composita e a carica cava, per migliorare le prestazioni anticarro. I suoi vantaggi principali consistevano nella sagoma bassa,  nella elevata mobilità ed in una bassa pressione sul tereno, 0.545 g/cmq, che gli permetteva di operare in aree paludose e boscose, in stretta cooperazione con la fanteria e nel tiro diretto vs bunker ed edifici fortificati. Tale caratteristica si rivelò particolarmente utile nell’ offrire supporto di fuoco alla fanteria nelle aree paludose della Bielorussia durante l’ Operazione Bagration del giugno-agosto 1944. Il pezzo da 76 mm nel tiro indiretto, alla massima elevazione, consentiva una gittata di circa 15-16.000 metri. Ciò ne permise un impiego analogo a quello dei Wespe tedeschi, sebbene il proiettile avesse prestazioni assai inferiori. L’ impiego in aree urbane nel corso della guerra mise in luce un ulteriore svantaggio, rappresentato dalla struttura semiaperta del veicolo. La quale era spaziosa e consentiva un eccellente movimento per l’ equipaggio, ma letale nel caso di una esplosione di una granata o di una bomba a mano. Un problema che era presente anche sui cacciacarri di prima generazione tedeschi, per es il Panzerjager I o la famiglia dei Marder II e Marder III, il cui equipaggio, in genere aveva un tasso di mortalita’ o ferita superiore di 7 volte ad uno di uno Stug III/IV, sia per gli effetti del tiro diretto che indiretto. Il vano parzialmente aperto, tuttavia, limitava i danni derivanti  dal munizionamento HEAT, ossia a carica cava, come quello dei panzerfaust e panzershrek.
Il primo lotto di 25 SU-76 venne consegnato il 1° gennaio 1943 alla scuola di addestramento della artiglieria semovente. Alla fine del mese due rgt misti, il 1433° ed il 1434°, vennero inviati sul Fronte del Volkhov per partecipare alla rottura dell’ assedio di Leningrado. Nel marzo del 1943 vennero costituiti altri due rgt, il 1485° ed il 1487°, inviati sul Fronte Occidentale.. Nel 1943 un rgt di cannoni semoventi leggeri era composto da 21 SU-76M. Tra la fine de 1944 ed i primi del 1945 vennero costituite 70 batterie, ciascuna con 16 veicoli, assegnate alle divisioni fucilieri. A metà 1944 vennero anche costituite delle brigate di artiglieria semovente leggere, composte da 60 SU-76M e 5 T70, assegnate come Riserva dell’ Alto Comando (RGK). Alla fine della guerra l’ Armata Rossa disponeva di 119 rgt di artiglieria leggera semovente e 7 brigate semoventi. L’ esercito polacco ricevette 130 SU-76M e lo scafo venne anche usato come base per lo ZSU-37, una versione antiaerea armata di un pezzo da 37 mm. Costruito in 75 esemplari non venne mai utilizzato nel conflitto. Il servizio attivo del SU-76M proseguì in seno alla Armata Rossa sino agli anni ’50 e sino alla fine degli anni ’50 nell’ esercito polacco. Circa un centinaio di veicoli vennero dati alle forze armate nordcoreane tra il 1950 ed il 1953 ed impiegati in combattimento contro le forze americane e dell’ ONU. Anche il Nord Vietnam ricevette stock di SU-76, utilizzati, tuttavia solo a scopi addestrativi.



Bibliografia

- M. Kolomiets, I. Moshchanskiy, "Kamuflazh tankov Krasnoi Armii", Armada-Vertical No. 5, Moscow, Exprint, 1999

- Wydawnictwo Militaria No.260 [Tank Power Vol.XXXVI]

- Sito web : www.battlefield.ru