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Elmetti dell'antiaerea Italiana nella WW2

   
   



Intro - seconda parte



In Russia, l'offensiva parti' a fianco dell'alleato tedesco.
Il 22 giugno 1941 vi fu l'attacco tedesco all’Unione Sovietica. Mussolini decise pochi giorni dopo l’invio di un corpo di spedizione italiano (Csir, Corpo di spedizione italiano in Russia). Il 10 luglio comincio' la marcia di trasferimento. Durante la campagna russa l’armata italiana, soprattutto il corpo alpino, subira' gravissime perdite e dolorosissima fu la sconfitta finale sul Don (inverno 1942-1943) ed epica la ritirata, durante la quale circa 80.000 italiani, tra caduti e prigionieri, scomparvero.

Per il prolungarsi del conflitto e le notizie sempre più negative che giunsero dai vari fronti in Italia nacque un crescente malcontento. Nell’ottobre del 1942 l'Italia settentrionale fu sotto intenso bombardamento aereo da parte degli inglesi. Colpite saranno Torino, Genova e in particolare Savona e sara' il preludio della guerra in "casa".

Il 19 giugno del 1943 si registro' il primo, pesante bombardamento alleato su Roma, che provoco' ulteriore sconforto nell’opinione pubblica
.

L'Italia fascista trema politicamente.

Nella notte del 24 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo, organismo costituzionale e direttorio politico del PNF, con un'ordine del giorno votato da Galeazzo Ciano e Dino Grandi (in futuro si chiamera' appunto ordine del giorno Grandi) invito' Mussolini ad andare "a pregare la Maesta' del Re di prendere le redini dell'Italia. Nel pomeriggio dello stesso giorno Mussolini ando' dal Re nella sua residenza di Villa Ada e dopo un breve colloquio Mussolini fu arrestato e condotto alla caserma dei Carabinieri di via Legnano, dove dormì tre notti. Il 28 luglio fu trasferito sull'isola di Ponza, il 7 agosto nell'isola della Maddalena e infine il 28 agosto ai piedi del Gran Sasso per poi salire il 3 settembre a Campo Imperatore dove restò, controllato da 250 Carabinieri e Guardie di Pubblica Sicurezza.

Mentre Dino Grandi scappava dall'Italia avendo presagito quanto stava e poteva accadere dopo la caduta di Mussolini, il Re Vittorio Emanuele III nomino' Pietro Badoglio come successore. Gli italiani con la caduta del Capo del fascismo adesso erano speranzosi per la pace ma Badoglio, si che oprresse subito il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni ad esso collegate ma anche disse radiofonicamente : "La guerra continua a fianco dell'alleato germanico". Questo raffinato gioco politico se da una parte non inganna la Germania dall’altra non convince i diffidenti alleati, tutti conoscono le caratteristiche doppiogiochiste degli italiani. Tanto Hitler gia' da tempo per mezzo dei suoi migliori strateghi ha gia' preparato una serie di piani di contromisura che scatteranno appena sarà chiaro il doppio gioco dell’Italia. Tra i tanti di questi piani si prevede: la cattura delle principali personalità del regno compreso il re, l’occupazione del paese, la smobilitazione dell’intero esercito e la requisizione, possibilmente intatta, di tutto l’arsenale bellico italiano. Ma quella fondamentale è la liberazione di Mussolini piu' che altro per motivi politi che non per la personale simpatia del Fuhrer per il prigioniero.
L'8 settembre del 1943 il giorno della resa dell'Italia, destinata a venire ricordata come uno degli episodi più strani e mal gestiti nella storia della guerra moderna. Gli italiani intendevano arrendersi, cambiare schieramento e diventare cobelligeranti degli Alleati ma non sapevano come darne l'annuncio. L'armistizio di Cassabile con gli alleati era gia' stato firmato il 3 settembre ma gli italiani lo seppero solamente 5 giorni dopo dalla voce di Badoglio alle 19,30. Anche in questo momento supremo non fu' detto con chiarezza che i nuovi nemici erano diventati i tedeschi e si trascurarono l'apporto del popolo italiano alla svolta politico-militare dando la scusa della presenza di forze tedesche nell'area di Roma.

Le conseguenze di quell'armistizio mal preparato e peggio eseguito sono tristemente note. Badoglio, i principali componenti di casa Savoia e i capi di Stato maggiore delle tre Armi fuggono nella notte da Roma verso Pescara, dove una nave li porterà in salvo a Brindisi. Gli organismi militari, privi di ordini precisi e ormai in stato di coma, si dissolvono in uno dei più clamorosi crolli nella storia di ogni tempo. A ciascun comandante di unità, grande e piccola, ad ogni combattente venivano rimesse le scelte individuali, si verifica quindi un quasi completo sfaldamento dell’esercito italiano, le cui forze vengono in buona parte disarmate dai tedeschi: settecentomila soldati italiani cadono prigionieri dei tedeschi, i quali, superato il primo momento di sbalordimento, procedono rapidamente all'occupazione di tutto il paese.

La giornata del 9 settembre trovo' le forze italiane, impegnate attorno a Roma, coinvolte in scontri confusi e prive di un qualsiasi comando: al mattino il colonnello Giorgio Salvi, capo di Stato Maggiore del corpo motorizzato, piangendo disse: "Siamo abbandonati da tutti!". E aveva ragione, l'Italia si trova spaccata in due, occupata dalle forze alleate al sud e dalle forze tedesche al centro nord. In mezzo al caos vi sono anche i partiti antifascisti che, lo stesso giorno. costituiranno il Comitato di Liberazione Nazionale.

Il 12 settembre 1943 un reparto di paracadutisti tedeschi libera Mussolini dalla prigione di Campo Imperatore (sul Gran Sasso d'Italia) e lo trasporta in Germania. Il giorno 18, da Monaco di Baviera, lo stesso Mussolini annuncia con un proclama radiofonico l'imminente istituzione di una repubblica fascista nell'Italia controllata militarmente dai tedeschi. Negli stessi giorni si ricostituisce il partito, con il nome di partito fascista repubblicano. Il 23 settembre dello stesso anno Mussolini rientra in Italia e proclama la nascita di una nuova Repubblica; il 29, a Rocca delle Caminate, residenza privata di Mussolini, si tiene la prima riunione del nuovo governo fascista.
rodolfo grazianiIl duce nomina ministro della guerra il Maresciallo Rodolfo Graziani (noto come  il Leone di Neghelli per le sue battaglie in Africa Orientale), con l'incarico di ricostituire un nuovo esercito repubblicano, ma il reclutamento non avrà mai le proporzioni sperate, e per far rispettare la leva obbligatoria Graziani sara' costretto ad emettere un bando: il 40% dei giovani di leva (classi 1924 e 1925) risponderanno alla chiamata.

Il 14 novembre del '43, con il congresso di Verona e l'approvazione della poster"carta sociale", nasce ufficialmente la Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salo', nei territori dell'Italia settentrionale, con l'esclusione delle province di Belluno, Trento e Bolzano che costituiranno l’"Alpenvorland" e quelle di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana l’"Adriatische Künstenland" che di fatto vengono annesse alla Germania. Nello stesso tempo il 29 settembre, a Malta, Badoglio e il generale Eisenhower firmano i protocolli aggiuntivi dell’armistizio, che di fatto sanciscono il pieno controllo politico-militare degli anglo-americani sul territorio italiano da essi occupato. Solamente il 13 ottobre del '43 (35 giorni dopo l'armistizio), dopo essersi assicurato la protezione degli americani, il Re Vittorio Emanuele III dichiaro' formalmente guerra alla Germania. L'Italia finalmente viene riconosciuta dagli alleati come paese cobelligerante.

Gli americani, seppur con gravi perdite e difficolta', continuano ad avanzare ed a liberare citta': Roma viene liberata il 4 giugno 1944 e il Re affida al figlio Umberto I la Luogotenenza del Regno, i principali centri dell’Abruzzo vengono liberati tra l’11 e il 13 giugno 1944, il 18 giugno viene liberata Ascoli Piceno, il 18 luglio Ancona, il 21 settembre Rimini, il 20 ottobre Cesena, il 9 novembre Forli'

All'inizio di novembre l’offensiva anglo-americana lungo la linea Gotica si arresta, oltre ai nemici devono lottare anche con la pioggia insistente che crea serie difficoltà nei movimenti. Il comando della 5° armata emana le direttive per le future operazioni durante la obbligata tregua invernale, richiamando le sue unità alla necessità di consolidare il saliente di Bologna.
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Da questa situazione, il fascismo repubblicano sembra riprendere fiato. Il 16 dicembre del 1944 Mussolini terra' un discorso molto ottimistico, senza sapere che sara' l'ultimo che fara'; il governo repubblicano, non scordandosi del tradimento del '43 di alcuni membri del "vecchio Gran Consiglio"che avevano votato contro Mussolini organizzo'
il "Processo di Verona" (8/10 gennaio 1944) : cinque condanne a morte, per Ciano, Marinelli, Gottardi, De Bono e Pareschi e una condanna a trent'anni per Cianetti (che salvò la pelle per aver ritrattato il giorno successivo la sua adesione all'ordine del giorno Grandi). La sentenza dei cinque condannati presenti, venne eseguita la mattina dell’11 gennaio 1944.
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Finita la tregua invernale il 5 aprile del 1945 riparte l'attacco alleato, le speranze sia per i tedeschi ma sopratutto per la nuova Repubblica Sociale, cadono. Le linee difensive approntate dai tedeschi cedono e l'’avanzata delle forze alleate prosegue senza soste. Inoltre si apre anche il fronte orientale, dove avanzano le armate jugoslave di Tito.

Mussolini lascia la sua residenza di Gargnano e si trasferisce con il governo a Milano.

Il 24 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale ordina l’insurrezione generale nell’Italia settentrionale. Le colonne tedesche in ritirata vengono attaccate dai partigiani che il 25 assumono il controllo di Milano.
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La fine politica della RSI avvenne la sera del 25 aprile 1945 nella sede della Prefettura di Milano. Determinanti furono la disfatta tedesca del 21 aprile a Bologna e la decisione di Mussolini di non difendere Milano, aggiunte al fallimento di accordi di resa tramite esponenti moderati del Partito Socialista o, in extremis, tramite l'Arcivescovo Schuster.

La sera del 25 aprile Mussolini lascia Milano e fugge in direzione di Como, verso la Svizzera. La notte si ferma a Menaggio lungo la sponda occidentale del lago di Como.
La mattina del 26 aprile riparte travestendosi con un'uniforme nazista e sale su un camion di soldati tedeschi facente parte di un'autocolonna in ritirata verso la Valtellina. Il 27 aprile, a Musso, i partigiani fermano la colonna e cominciano a fare un controllo. Mussolini viene riconosciuto da un partigiano e immediatamente catturato.

L'indomani (28 aprile 1945) Benito Mussolini venne giustiziato, insieme all'amante Clara Petacci e ad altri gerarchi del regime, a Giulino di Mezzegra (Como).
Eseguite le condanne sul Lungolago di Dongo, il 29 aprile i cadaveri, trasportati a Milano, furono appesi a testa in giù alla pensilina di una stazione di servizio nei pressi di Piazzale Loreto. Solamente nel 1957, dodici anni dopo, il governo italiano consegnera' i resti di Mussolini e il suo corpo verra' tumolato con tutti gli onori nel cimitero di Predappio.
morte mussolini
Alle ore 14.00 dello stesso 29 aprile 1945 le Forze Armate della RSI risultarono definitivamente sconfitte secondo le Convezioni dell'Aia e di Ginevra dopo un impegno firmato da Graziani, passato alla Storia come Resa di Caserta.

Nel giugno del 1946 cadra' con un referendum la monarchia di Casa Savoia in Italia anche se Vittorio Emanuele III, in un estremo ma tardivo tentativo di salvare la monarchia, abdicò il 9 maggio in favore del figlio Umberto II (detto anche il Re di maggio) : dopo 85 anni di Regno nasce la Repubblica Italiana. Gli ex regnanti e i loro discendenti verranno esiliati costituzionalmente nel dicembre del 1947, confiscando anche tutti i loro beni esistenti sul territorio italiano.
Nel 2002 la Camera dei Deputati e Senato approvarono la legge costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1, che face terminare l'esilio, ma questa e' storia odierna.

La II G.M. finisce e l'Italia firmera' a Parigi il Trattato di Pace il 10 febbraio del 1947.

cartina

L'Italia cedera' oltre alle colonie: alla Francia: il comune di Tenda e parte dei comuni di Briga, Valdieri e Olivetta San Michele (le frazioni di Piena e di Libri); la vetta del M.te Chaberton, quella del Monte Grai, della Cima di Marta e le fortificazioni sulla sommità del Monte Saccarello, venivano inclusi in territorio francese anche una buona porzione del versante Italiano dell'Altopiano del Monginevro, la Valle Stretta del monte Thabor, il colle del Moncenisio e la parte occidentale, al di la' dello spartiacque,del colle del Piccolo San Bernardo;
alla Jugoslavia: Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa e quasi tutta la Venezia Giulia (gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano, e l'alta valle dell'Isonzo).






Bibliografia e Siti Web


Tutta la bibliografia consultata per la creazione di questa sezione di sito e' approfondida in una pagina web creata apposita con tanto di schede dei libri: buona lettura
Per ulteriori approfondimenti di questa pagina si consigliano i seguenti libri:

INSEGNE, UNIFORMI, DISTINTIVI E TRADIZIONI DELLE TRUPPE CORAZZATE ITALIANE
di N.Pignato/F.Cappellano
T&T - 340 pp 130 foto in b/n e 213 a colori, 59 grafici e disegni, 4 tabelle e 4 spartiti

MUSSOLINI'S TANKS
Wydawnictwo Militaria - serie Tank Power 253 - 50 pp

ITALIAN ARMORED VEHICLES OF WORLD WAR TWO
di N.Pignato
Squadron/Signal Pub. - Volume completamente illustrato di 64 pp

 

 

CARRO L3 – Carri Veloci, Carri Leggeri, derivati”
di Andrea e Antonio Talillo, Daniele Guglielmi.
Gruppo Modellistico Trentino - pp 136
CARRO L 6: Carri leggeri, semoventi, derivati
di A.Tallillo/D.Guglielmi
Gruppo Modellistico Trentino - pp 120 con oltre 140 foto e disegni in b/n
ITALIAN MEDIUM TANKS in action
di N.Pignato
Squadron/Signal Pub. - 50 PP foto e profili
1912 - 1985 DALLA LIBIA AL LIBANO
di N.Pignato
Edizioni Lo Scorpione - 1989 - pp 169















 

Simboli di Identificazione- Contrassegni tattici

Per riconoscere i singoli carri durante le loro azioni, anche per l'Italia, si rese necessario introdurre un sistema di identificazione anche perche' non vi erano erano carri con apparati radio installati. Le radio infatti furono stabilmente installati solamente nel 1941, per comunicare quindi inizialmente usavano bandierine con drappo rosso o bianco.

La prima tabella di contrassegni distintivi dei carri si ebbe intorno al 1925 ed era molto complessa e articolata sino all'eccesso.

Come potete vedere nella tabella sottostante i contrassegni nel 1926 erano figure geometriche e venivano distinti i carri comando di compagnia, i carri
comando di plotone e addirittura i carri comuni. Le figure erano dipinte sulla torretta con colore diverso per squadrone supportate da dei gruppi numerici dello stesso colore per individuarne il battaglione d'appartenenza.
I colori erano:
• Rosso per il primo Squadrone
• Bianco per il secondo Squadrone
• Arancione per il terzo Squadrone


I gruppi numerici furono introdotti nel 1927 dopo la costituzione del Reggimento Carri
- la prima cifra era in numeri romani e corrispondeva al battaglione
- la seconda cifra era in numeri arabi e corrispondeva alla compagnia del battaglione
- la terza cifra sempre in numero arabo corrispondeva alla disposizione del carro all'interno della compagnia. Ogni cifra inoltre era separata da un punto

All'epoca oltre ai Renault FT-17 avevavano in dotazione i Fiat 3000 e i Carden Loyd (C.V.29).
Sui C.V.29 i simboli vennero dipinti sui fianchi e sul cassone destro posteriore mentre i gruppi numerici (solamente due cifre) erano posti frontalmente nella parte inferiore dello scafo e sul cassone sinistro. Sui Fiat 3000 i simboli invece erano disposti sulla torretta sia lateralmente che posteriormente mentre i gruppi numerici erano dipinti sui longheroni paracarrelli laterali.

Intorno al 1928 venne emanata una istruzione provvisoria che andava a sostituire la precedente. I simboli mantennero le stesse figure geometriche ma non dovevano essere piu' pieni ma solamente contornati (vedi immagine a lato a titolo d'esempio), questo valse per tutti i carri in nostro possesso ad esclusione dei C.V.29 che, almeno stando alla documentazione fotografica, non adotto' questo tipo di simbolo ma mantenne il vecchio tipo "pieno".

Nel 1931 venne costituito il Battaglione autoblindo ma solamente le autoblindo Lancia 1ZM in Italia e le Fiat Terni in Libia, adottarono quest'ultima simbologia.
I simboli erano presenti su lati e sul retro della torretta, mentre i gruppi numerici erano dipinti sulle due fiancate. Il primo indicava la squadriglia, l'altro indicava il numero del carro all'interno della stessa.

Nel 1934 iniziarono le prime consegne dei C.V.33
e furono distribuiti al Reggimento Carri Armati sino al 1935 e al Reggimento Guide della Cavalleria

I C.V.33 in uso ai Reggimenti Carri portavano i simboli "contornati" sui entrambi i lati, sfrontalmente nella parte inclinata dello scafo sotto il portello del visore e sul retro al centro dello sportello circolare. I numeri erano dipinti frontalmente sulla piastra dello scafo e su entrambe le fiancate.

Mantennero questi simboli e questa numerazione sino al 1936 ossia quando il Reggimento Carri Armati prendera' il nome di fanteria carrista (15 settembre) e nasceranno i primi quattro Reggimenti di Fanteria Carrista.

Nel 1934 venne anche trasformato il Reggimento Guide della Cavalleria in Reggimento Carri Veloci.
Quasi contemporaneamente venne anche introdotta una nuova Istuzione (n.° 3026) che conteneva il nuovo codice identificativo per le divisioni celeri.

Prima di esso i carri veloci delle Guide applicavano frontalmente sotto il portello visore lo Stemma dello Stato.



Con l'Istruzione n.° 3026 i carri veloci dei gruppi e dei reggimenti saranno cosi' individuati da contrassegni, nomi e numeri posti ai lati dello scafo. Su alcuni carri non era raro vedere, anche se non previsto, il "vecchio" stemma dello Stato posto sotto il visore nella parte inclinata dello scafo. Nell'immagine sottostante e' possibile vedere i simboli in dettaglio.


Nel 1935 nacquero i primi reggimenti carri in seno alla fanteria e fu introdotto una nuovo ordinamento per i carri d'assalto. Esso si basava sempre sugli stessi simboli pero' vennero resi meno visibili in previsione anche dell'imminente campagna coloniale in Etiopia.


Il fregio in smalto rosso e' posto sotto il visore nella parte inclinata dello scafo; i numeri di appartenenza al battaglione sono dello stesso colore della compagnia e posti posteriormente a sinistra; il contrassegno del carro comando di battaglione e' posto invece sulle fiancate; i simboli somo dello stesso colore della compagnia e posti sulle fiancate e posteriormente sul lato destro.

Nell'aprile 1936 i carri del Regio Esercito portavano, oltre ai simboli tattici, anche un distintivo di categoria in bronzo o alluminio posto in alto a sinistra sulla piastra anteriore dei mezzi corazzati, e duro' sino all' agosto del 1943.

Nel 1938 per semplificarne il riconoscimento venne fatta un'ulteriore modifica, stavolta radicale. Con la Circolare 4400 del 29 marzo del 1938 furono stabiliti i nuovi simboli tattici per i carri di rottura e d'assalto per poi essere reintegrata da un'ulteriore (n.° 4640) nel settembre del 1940, quando aumentando la produzione di carri armati si aumento' il numero dei plotoni passando da tre a cinque.

Le compagnie dei carri erano rappresentate da dei rettangoli colorati nel seguente modo:


Nella Circolare n.° 4640 del Ministero della Guerra viene stabilito che

• i segni distintivi dei carri armati ed autoblindo devono avere dimensioni di cm 20 x 12 (L x H) ed essere dipinti in vernice del colore della compagnia (vedi immagine sopra);

• il carro comando di battaglione : "i rettangoli riporteranno tutti i colori delle dipendenti compagnie (esclusa la compagnia comando) sormontati dal numero romano del Battaglione colorato in bianco"

• le bande bianche verticali nei rettangoli devono avere le dimensioni di cm 2 x 12 (L x H)

• i rettangoli dei carri del plotone saranno sormontati da un numero arabo (del colore della compagnia) indicativo del carro nella formazione organica del plotone. Tali numeri devono avere le dimensioni di cm. 10 di altezza e di cm. 1,5 di spessore e posti al centro del lato superiore del rettangolo a cm. 2 di distanza

• Tutti i carri porteranno posteriormente a destra il numero arabo del battaglione e a sinistra quello del reggimento. Entrambi dipinti in bianco.

• i carri di riserva se di battaglione non avranno piu' la lettera "R", quindi se di battaglione porteranno il numero del Battaglione (romano) e del Reggimento (arabo), se di riserva a livello di Reggimento avranno invece il solo numero arabo relativo.

Nella detta circolare vengono anche stabiliti i vari posizionamenti dei contrassegni in base al tipo di carro quindi:

CARRO L3/33 e L3/35 (C.V.33 e 35)

Segno distintivo: lateralmente, al centro di figura delle "lamiere inferiori per parte laterale di torretta" e posteriormente, nell'angolo superiore destro della "lamiera posteriore dello scafo" con la base del rettangolo all'altezza del gancio di traino.

Numeri romano e arabo del battaglione e del reggimento: del battaglione nell'angolo superiore destro, del reggimento nell'angolo superiore sinistro della "lamiera posteriore per parete torretta".

carro veloce


CARRO L5/21 e L5/30 (Fiat 3000 mod. 21 - 30)

Segno distintivo: sulle lamiere di torretta e precisamente al centro di figura delle "lamiere anteriori destra e sinistra per ossatura torretta" e posteriormente al centro di figura della lamiera destra dello sportello di torretta nel mod.21 e sulla lamiera di torretta dello sportello, di destra nel mod.30

Numeri romano indicativo del battaglione: posteriormente sulla lamiera di torretta dello sportello, al disotto ed al centro del lato inferiore del segno distintivo, a cm. 2 di distanza dal rettangolo.

CARRO L6

Segno distintivo: in torretta, al centro di figura della lamiera posteriore e lateralmente, su ambo i lati, al centro di figura delle due lamiere adiacenti alla lamiera anteriore.

Numeri romano e arabo del battaglione e del reggimento: nella parte posteriore della cabina di combattimento, rispettivamente sulla lamiera di protezione dell'apertura di areazione destra e sinistra, verso il margine esterno.

Tale sistema di identificazione sia sui carri L6 che L40 fu comunque raramente usato in quanto la maggior parte di carri e semoventi non ando' in carico ai reparti carristi.
Tuttavia era presente su alcuni carri del Reggimento Lodi, con l'indicazione del gruppo squadroni (numero romano posto a sinistra) e del R.E.C.o (numero arabo a destra), dipinti in bianco sulle protezioni dei convogliatori.

Per quanto riguarda gli L6 del LXVII Battaglione Bersaglieri Motocorazzato operanti in Russia verso la metà di luglio 1942, avevano contrassegni tattici piu' grandi del comune 20 x 12 cm e posizionati diversamente rispetto alle norme previste, essendo dipinti oltre che lateralmente e sul retro della torretta anche sulla sovrastruttura anteriore. Il numero del carro era sempre in rosso ((anziché bianco o nel colore della compagnia), e posto davanti ai rettangoli laterali, invece di sovrastarli. Sul carro del comandante il numero romano raffigurante il battaglione era in nero (invece che bianco) e posto sul rettangolo anteriore della sovrastruttura e anche anteriormente ai rettangoli sui lati della torretta.

Altra peculiarita' del reparto era la presenza di nomi di Caduti o motti verniciati in nero all'interno del portello d'accesso della sovrastruttura. Il disco bianco per l’identificazione aerea era presente sulla livrea originale ma fu probabilmente anch’esso nascosto col fango

Alcuni L6 operanti nei Balcani, appartenenti al II Battaglione del 31° Rgt. Carri invece elaborarono un curioso e originale stemma di reparto: una testa di leone stile fumetto applicata sulla parte anteriore della struttura e sul retro della torretta. mancavanp i segni tattici.

Gli L6 della R.S.I. ebbero, date le circostanze, simboli diversi, dipinti in fretta. per rappresentarli al meglio e' quindi d'obbligo osservare le foto, e si rimanda alla sezione apposita a loro dedicata.

CARRO M11

Segno distintivo: in torretta, al centro di figura della lamiera posteriore e lateralmente, su ambo i lati, al centro di figura delle due lamiere adiacenti la lamiera anteriore.

Numeri, romano ed arabo indicativi del battaglione e del reggimento: nella parte posteriore della cabina di combattimento, al centro di figura della lamiera posteriore.

Sui carri M11 del I/VII Btg. Carri e II/VII Btg. Carri il contrassegno posteriore era posto non in torretta ma sulla destra dello scafo inferiore dove vi era la targa.

CARRO M13

Segno distintivo: in torretta, al centro di figura della parete posteriore e lateralmente, su ambo i lati, a120° dal distintivo posteriore.

Numeri, romano ed arabo indicativi del battaglione e del reggimento: rispettivamente nell'angolo
posteriore destro e sinistro della cabina di combattimento, al centro di figura della lamiera
posteriore.

Su alcuni carri M13 del VII Btg Carri i contrassegni restarono sui due lati della sovrastruttura (come da immagine sopra) e riportati anche sulla destra della corazza posteriore dello scafo.

I distintivi rimasero sulle fiancate degli M. 13 fino alla mobilitazione del XII carri M.
compreso. Il disco bianco di riconoscimento sul retro dello scafo era accompagnato dalla
croce bianca per l'identificazione aerea sul cielo della torretta, davanti ai portelli.

I contassegni tattici furono estesi anche alle autoblindo e ai semoventi distibuiti alle unita' di cavalleria, dei bersaglieri. In base alle circolare le AUTOBLINDO 40 dovevano riportare i contrassegni mnel seguente modo:

Segno distintivo: in torretta, al centro di figura della lamiera posteriore e lateralmente, su ambo i lati, al centro di figura delle lamiere adiacenti la lamiera anteriore.

Numeri, romano ed arabo indicativi del battaglione e del reggimento: sul lato destro della lamiera
posteriore della cabina di combattimento, al centro di figura della superficie, rispettivamente a destra ed a sinistra, della mitragliatrice in ritirata.

Come potremo vedere anche per questi mezzi le varianti furono molte.
In Africa l'8° Btg. Bersaglieri porto' i contrassegni sulle fiancate dello scafo, mentre nel III Gruppo Nizza furono dipinti, oltre che sulle fiancate, anche sul parafanfo anteriore sinistro.
Il IV Gruppo Nizza e il III Gruppo Novara dipinsero anche lo stemma ducale sulle fiancate.
I mezzi in dotazione alla P.A.I. (Polizia Africana Italiana) riportavano in fiancata una grossa bandiera italiana e il numero di dimensioni molto maggiorate.


In detta circolare non si menzionarono mai i contrassegni per i semoventi se molte unita' ne seguirono le direttive altre ne adattarone dei personali. Comparvero cosi' sugli scafi i simboli piu' disparati dalla testuggine nera del 1° gruppo 75/18 del V/133° Littorio, a figure geometriche (cerchi, triangoli o rombi) colorati e di dimensioni varie.
Alcuni semoventi inoltre portavano guidoncini colorati sulle antenne radio, dello stesso colore per ogni gruppo: ad esempio il DLIV gruppo aveva guidoncini di stoffa rossi con un disegno geometrico centrale giallo diverso per ciascuno dei dodici semoventi del reparto. Ogni mezzo poi poteva distinguersi con un nome scritto su sfondo rosso sulla fiancata dello scafo e serviva anche come sigla di identificazione per le chiamate radio. Il DLVII gruppo era formato dai semoventi comando Fieramosca e Lancia, da semoventi della 1ª batteria Biancamano, Malatesta, Carmagnola, Montecuccoli, Colleoni e Fortebraccio e dai semoventi della 2ª batteria Freccia, Fionda, Strale, Picca, dardo e Alabardestra. Alcuni sempre del DLVII portarono dipinto l'emblema dell'artiglieria corazzata (cannoni incrociati sormontati da granata e fiamma orizzontale) sul lato anteriore destro della casamatta (di regola era presente sul lato sinistro).
Sui semoventi della Divisione corazzata Ariete fu impressa a volte la testa stilizzata sia su entrambi i fianchi dello scafo che sul fronte scafo basso (testa stil - targa - testa stil)


Per quanto riguarda invece i segni tattici adottati sui nostri carri durante la guerra civile spagnola si riporta alla lettura dell'articolo scritto da Paolo Crippa.

RICONOSCIMENTO AEREA/TERRA

Come segno di identificazione aerea sui mezzi fu dipinta, nell'estate del 1940, una croce bianca di Savoia, posta a seconda del tipo di mezzo sul cielo della torretta o della camera motore, a volte il segno era fu posto anche frontalmente sul muso dello scafo o sul retro.
A partire dal 1941 fu preferito invece il disco bianco, di cm 70 di diametro.
Su alcuni mezzi coesistettero entrambi i distintivi.
I carri di preda bellica a partire dal 1940 potevano avere dipinto uno spropositato tricolore.